Le bands musicali reatine

Gino Marinacci in una trasmissione RAI
Gino Marinacci in una trasmissione RAI

Dando un'occhiata al panorama attuale, è difficile credere all'avventura musicale dei gruppi di Rieti durata più di mezzo secolo. 

Questa storia, per molti motivi, non ultimo quello di natura tecnologica, difficilmente raccontabile nella sua interezza e preziosità, è frutto di uno slancio creativo di alto livello, a volte, decisamente controcorrente. A questo proposito, oltre alla presente pagina, è' stato realizzato Beat & Byte. un apposito sito sulla storia della musica a Rieti.  Per visitare le pagine, basta cliccare sul gatto con gli occhiali.


Le interviste

Interviste a cura della rivista on line Didattica Luce in Sabina, promossa dall'Istituto Luce e dall'Archivio di Stato di Rieti.


 

 

 

Gli anni'60

 

Le nostre bands inoltre, rispetto ai loro colleghi di  provincia, potevano godere negli anni '60, anche di un'occasione in più.

La "Parata di Primavera" infatti, rappresentava per i gruppi locali la possibilità di esibirsi e di confrontarsi con alcuni dei più grandi nomi della realtà nazionale.

 

Ecco un breve elenco delle bands attive a Rieti negli anni '60.

 

I Titani, I Birilli, I Normanni, I Lovers, I Sonital, I Night Birds, I Naufraghi, I Sabini, Le Pozzanghere Bianche, I Friends, Wanted, Drops, I Blue Reflection, Quelli del Piano di Sopra, Rivendita n. 5, Jonni e i Demoni, I Mahatma, I Duchi, I Nottambuli, I Golden Boys, Giulio e i Diamanti, Lady Ligeya, Pop Story. L'Aliante.     

 

Un discorso a parte merita Lucio Battisti, originario di Poggio Bustone, vera e propria icona della musica sabina.      

Lucio Battisti, gloria locale
Lucio Battisti, gloria locale

Gli anni'70

 

Il passaggio agli anni '70, fu complesso. Molti dei gruppi esistenti

si sciolsero oppure, perso il carattere beat, continuarono a suonare nelle feste di paese. Altri però, sulla scia del progressive e di un rinnovato impegno culturale e politico, videro la luce.

 

Tra questi vanno sicuramente ricordati i Musical Box e i DNA di Antrodoco che nel decennio successivo, ebbero l'ardire di organizzare la rassegna Antrodoco rock, vero e proprio punto di riferimento delle bands reatine e del centro d' Italia.

 

Antrodoco rock
Antrodoco rock
Antrodoco rock. Invito
Antrodoco rock. Invito

Gli anni'80

 

Gli anni' 80 furono per dirla con Gaber "anni affollati" ma a Rieti, questo affollamento riguardò in primo luogo, la scena musicale rock, composta da  decine di bands. Radio Kampo Urbano, in un suo lavoro di ricerca sul territorio, riuscì a censire quasi novanta realtà.

In un territorio scarsamente abitato come quello sabino, il numero di gruppi musicali è impressionante.

 

Con i gruppi, fiorirono anche fanzines, rassegne, demo.

I Futures Memories, I DNA,  I Novalia, gli Angel Der Vernichtung, riuscirono anche a stampare in vinile.  

 

Oltre a quelli già nominati, vale la pena ricordare i Joy-Stick, Tube, Febo, Man in black and white,  Still, Hanging Garden, Neogrigio e Jazz Lab.

 

Novalia
Novalia

In basso, alcuni testi del gruppo Neogrigio tratti dalla fanzine nata dalla collaborazione tra Radio Kampo Urbano e il negozio di dischi Tube.

Testi Neogrigio
Testi Neogrigio

Alcune date importanti del rock a Rieti


In basso, alcuni terti dei Future Memories tratti dalla fanzine nata dalla collaborazione tra Radio Kampo Urbano e il negozio di dischi Tube.

testi Future Memories
testi Future Memories

E' doloroso dirlo ma alcuni dei protagonisti della scena musicale reatina degli anni '80, sono prematuramente scomparsi già da tempo. Un commosso ricordo meritano Federico Festuccia, Francesco Petroni e Patrizio Pascarella.


Rieti 1987 - Concerto rockabilly
Rieti 1987 - Concerto rockabilly

In basso , una pagina della rivista musicale "Stress", con recensione  del disco dei Future Memories, presente anche nella classifica rock di Radio Popolare.

Da Stress - ANNO 1 - N. 11 - GEN 1988
Da Stress - ANNO 1 - N. 11 - GEN 1988

D.N.A. in concerto. Teatro F.Vespasiano, Rieti
D.N.A. in concerto. Teatro F.Vespasiano, Rieti

Pubblichiamo con piacere l'intervista a Fernando Felli, leader del gruppo " L'altra versione del racconto", oggi "Petrarca", realizzata da Alice Lupi per Il Giornale di Rieti.

Dal Gionale di Rieti

 

di Alice Lupi 
mercoledì 24 maggio 2006

 

 

 

Incontriamo il leader del gruppo "Petrarca", Fernando Felli, a cui chiediamo, curiosi, quanto accade nella loro formazione.
- Ciao Fernando
Ciao
- Come va?
Tutto bene, sono molto preso dalle prove. Sai il 27 maggio ci esibiamo alla Sala S. Agostino di Antrodoco, e io e la mia band siamo molto impegnati con le prove.
- Che genere di musica suonate?
Noi siamo appassionati degli anni 70, riproponiamo pezzi dei Nomadi, New Trolls, Equipe 84, Camaleonti, Dik Dik, PFM, Banco, Corvi, solo per citarne qualcuno. Ma amiamo anche suonare pezzi celtici con vari flauti irlandesi.
- Come mai questa passione per la musica degli anni 70?
Sono, per noi, il ricordo di un meraviglioso periodo, quello hippy. Nel quale bastava poco per “salire” su un palco e cantare. E poi… l’amore libero, i jeans sdruciti, i capelli lunghi, le moto…. in Italia in quegli anni c’erano oltre 5.000 gruppi, alcuni dei quali sono arrivati fino ai giorni nostri, come i Nomadi, New Trolls, Le Orme,il Banco, la P.F.M.
- La vostra band si è formata nel 1968, da allora i componenti sono sempre stati gli stessi?
No, nel tempo ovviamente sono cambiati, sono entrati nuovi musicisti, provenienti da altri gruppi. Con alcuni però suono dal 1972. A quel tempo il gruppo aveva un altro nome, si chiamava “L’Altra versione del racconto”. Ora la band si chiama “Petrarca” in omaggio al primo palcoscenico che abbiamo calcato ad Antrodoco, il mitico Club Petrarca!
- Come è composta ora la band “Petrarca”?
C’è Giuseppe Felli che è il pianista jazz, rock ed arrangiatore dei nostri pezzi. Gianni Renzi che suona la chitarra basso ed è un ottimo percussionista e poi c’è Ruggero Sciubba, che ha una bella voce, lui suona chitarra solista, particolarmente portato ad interpretare brani dei New Trolls, di cui è un fan incallito. E’ entrato da poco nel gruppo il bravo batterista Gianluca Leonetti, una giovane promessa ed una nuova energia per i Petrarca.
- Quando avete progettato di “costruire” una band musicale, avevate una vaga idea del tipo di musica che sareste riusciti a sviluppare?
Beh, l’idea era quella di seguire un genere musicale particolare, come quello dei Cream, Jimi Hendrix, Genesis, poi abbiamo “ammorbidito” il nostro stile con canzoni dei New Trolls, dei Nomadi, dei Camaleonti, dei Dik Dik perché la gente aveva voglia d’ascoltare dei pezzi ballabili, e così abbiamo cambiato genere; senza nessun rimpianto perché amavamo e amiamo ancora la musica dei gruppi degli anni 70.
- Quali sono state le tappe più significative?
Con “l’Altra versione del racconto” nel 1973 arrivammo secondi al “Festival dei complessi di Rieti”. Personalmente posso dirti di aver suonato come gruppo spalla nei concerti del Banco Mutuo Soccorso, Il Rovescio della medaglia, L’Altra locanda. Gruppi mitici dell’area rock romana degli anni 70. Ricordo anche la partecipazione con il gruppo “Hot Fug” al concerto di Villa Pamphili di Roma del ’71 nel quale suonammo davanti a quarantamila ragazzi.
- Tu e la tua band state insieme da molto tempo, qual è stata l’evoluzione musicale del gruppo?
L’evoluzione, se così vogliamo dire, c’è stata nel ricercare di riproporre sempre più le canzoni degli anni 70; rispolverandone alcune che oramai erano cadute nel dimenticatoio. Riscoprirle è stata una vera emozione. Ultimamente ci siamo avvicinati alla musica celtica, che trovo eterna ed eterea. Le sonorità che si possono ricavare dal flauto low whistle sono un qualcosa di fantastico, e questo ti giuro è il giudizio del pubblico a fine concerto.
- Avete composto delle vostre canzoni?
Sì certamente, circa una decina. L’ultima canzone che suoniamo durante i nostri concerti è una nostra “creatura”, è stata realizzata su arie celtiche nelle quali ho inserito il flauto traverso e il testo. La canzone si intitola “Mia”, ed è un pezzo molto suggestivo.
- Quale canzone, tra quelle che proponete al vostro pubblico, vorreste aver scritto?
Personalmente “The house of the King” dei Focus, che è diventato il brano di apertura dei nostri concerti.
- Avete mai pensato invece di registrare un CD?
Sì, è un progetto che stiamo portando avanti da un anno. Ti posso anticipare il titolo “Oltre i confini della memoria” titolo anche del nostro concerto.
- Siete nell’ambiente da molti anni. Cosa pensate della scena musicale attuale?
Il campo della musica è molto ampio e c’è spazio per tutti! Ma quando si è in troppi è davvero difficile far emergere i talenti. Tra l’altro non è facile trovare artisti oggi che riescano ad entrare nella leggenda musicale come è accaduto per i cantanti e le band degli anni 70. Stanno nascendo miriadi di cover band che ripropongono in maniera maniacale i gruppi di quegli anni, come i Merqury Band, che hanno riproposto recentemente i Queen a Rieti.
- Avete avuto “incontri ravvicinati” con vari gruppi degli anni 70 come i Camaleonti, i Nomadi, i New Trolls e i Dik Dik, qual è stata l’esperienza che vi hanno lasciato?
E’ contagioso vedere intatto il loro entusiasmo nel proporsi al pubblico. Aldo Tagliapietra, leader delle Orme, mi confessò, per esempio, che per lui, salire su un palco era sempre come se fosse la prima volta
- Essere considerati uno dei gruppi più interessanti della provincia di Rieti che emozione vi suscita?
Premetto che questa affermazione è stata fatta varie volte dal pubblico alla fine dei nostri concerti. Ma ovviamente è fantastico! Noi proponiamo dei pezzi di un periodo particolarmente felice per la musica rock e pop degli anni 70. Ci fa molto piacere che tante persone si ritrovano immersi nei ricordi ascoltando queste canzoni.
- Qual è il vostro sogno nel cassetto?
Quello di suonare al Teatro Flavio Vespasiano di Rieti; ma questa è un’altra storia.

 

 

fonte :http://www.ilgiornaledirieti.it/leggi_articolo_f1.asp?id_news=271