Prima di essere abbandonata a se stessa, "La Rotonda", in prossimità dell'area industriale urbana, è stata per molti anni luogo deputato per festival, concerti ed eventi di vario genere.
Questa pagina è interamente dedicata alla festa della Rotonda organizzata a Rieti da varie realtà del territorio. Mentre sui giradischi imperversavano i Pink Floyd con " The dark side of the moon", nel capoluogo sabino si pensava al lato luminoso della luna dedicando al satellite terrestre la prima festa del "Thuna Tak Meneti". Tra i gruppi che si esibirono ci furono i D.N.A. e i Ruma Frabor. Correva l'anno 1980.
Foto e memorie sono state messe a disposizione da Lorella, Fabrizio e Marcello che ringraziamo per la preziosa collaborazione e per il materiale inedito pubblicato nella pagina.
La voce narrante, che si esprime in prima persona, di fatto è solo la fusione di tante voci e ricordi di quel giorno alla rotonda…
C’era una volta…
La festa alla rotonda… Thuna tak meneti, frase che si traduce con ”Grande culo luminoso”, che a sua volta vuol intendere luna piena; sembrerebbe che questa arcaica e colorita espressione appartenga alla lingua dei nativi americani, gli indiani delle grandi pianure… ma non è stato ancora provato!
Il 28 giugno di quell’anno, il 1980, era luna piena; ispirandosi all’evento astronomico legato alla data della festa Lorella scovò nel labirinto dei ricordi questa frase!!! (ma da chi l’avrà mai sentita?)
Tutto ebbe inizio in uno dei tanti momenti di incontro che ruotavano intorno al teatro laboratorio… nei locali dell’antico monastero di Santa Lucia, luogo dove ci si incontrava per fare teatro ma più in generale luogo di condivisione sociale ed artistica di quegli anni. Ma non solo la propensione all’espressione artistica, ci legava anche un forte impegno sociale e politico… eravamo quelli che chiamavano “gruppettari”… dai simpatizzanti Anarchici ad attivisti di Lotta Continua e del MLS e tanti “cani sciolti” che orbitavano intorno al movimento della sinistra extraparlamentare.
La festa anche se pensata e ben organizzata di fatto fu un evento estemporaneo cui tutti parteciparono con la propria creatività… rivedere oggi le immagini di quel giorno, ricordare gli eventi, mi fa pensare ad una fiera ottocentesca dove figure più o meno artistiche si esibivano tra balli e suoni.
Tutto si svolse sul prato (giardino?) della Rotonda (Madonna del Cuore), allestimenti estemporanei per intrattenere e trattenersi con “improvvisazioni artistiche”, installazioni tra il sacro e il faceto…
(Segue più in basso)
Una grande tenda metteva al riparo (al riparo da che e chi poi) un luogo dove ci si poteva truccare liberamente uno con l’altro (ma anche soli) come facevano i Mimi preparandosi allo spettacolo… poco lontano una istallazione in legno ideata da Roberto e chiamata Dio c’è (che non aveva nessun riferimento alle scritte sui muraglioni lungo la consolare Salaria degli anni ’90) permetteva, schiacciando un pedale, di azionare il movimento di una pallina che rotolando in percorsi obbligati metteva in azione altri meccanismi che a loro volta azionavano altri movimenti automatici… una sorta di moto perpetuo (ma che perpetuo non era) che terminava il suo andare contro un disco con su scritto DIO C’E!!! allegoria in contrasto con il potere ecclesiale.
Dicevo l’impegno sociale… erano solo passati due anni dalla legge Basaglia e quella festa fu anche occasione per mettere in atto, in qualche forma, la possibile integrazione con il disagio e la malattia mentale… con la partecipazione ed il supporto di alcuni inservienti, e credo alcuni medici di Psichiatria Democratica, con un pulmino (il vecchio Ford Transit Bianco, tipico dei tempi) facemmo da navetta per accompagnare parte degli “ospiti” dello psichiatrico, che sì, aveva aperto i cancelli a quelle povere anime ma di fatto stentava ad avviare una reale azione di reinserimento.
Fu effettivamente un momento di partecipazione incredibile e di grande divertimento, tra bibite e panini con la porchetta che offrimmo loro, ci fu anche un improvvisazione (forse si chiamava Mario) di uno del gruppo che, sentendosi parte della festa, espresse anch’egli la sua creatività giocherellando con un elastico che faceva passare tra le dita della mano in vari intrecci e poi togliendo un dito faceva saltare il groviglio riportandolo alla sua forma iniziale…
In molti ricorderanno la “stravaganza” di Giovannino!!! Bhe anche lui si era espresso con una sua opera: una struttura di tubi innocenti, nylon e stoffa a quadri (una vecchia coperta)…
Molti i curiosi tra i passanti che si fermavano per vedere, capire cosa si stesse rappresentando in quel formicaio di giovani… in particolare ricordo l’imbarazzo di un signora di mezza età imprigionata in un tailleur grigio fumo, per dirla alla De André, nel ricevere risposta alla sua ingenua domanda; la “sfortunata” intervistatrice pose (a Giovannino) un semplice quesito che ricevette una altrettanto semplice risposta… Giovannino (l’artista) entrava e usciva dalla pieghe della coperta mimando… “artista, cosa sta facendo? Cosa rappresenta la sua opera?” e lui: “ vede signora, questa è una fregna gigantesca…”
Tra il palchetto allestito per i gruppi musicali, ricordo i nomi di alcuni di loro: Franco al basso e Mauro alla batteria, Raffaello alle prime esperienze con il flauto, Paolo alla chitarra e Roberto al basso e Il Tapiro, Fabio e ancora altri di cui non ho memoria si alternarono su quella pedana… si muovevano alcune figure di improvvisati mimi tra cui Giulietto Palermo, gli altri erano suoi amici romani che non conoscevo giunti lì a proposito per quella giornata. C’era anche un “poeta di strada”, estemporaneo verseggiatore che declamava e offriva versi su piccoli ritagli di carta…
Dopo l’equinozio d’estate e con la luna piena di un giugno ormai maturo e prossimo a cedere il passo all’estate, si concluse a tarda notte, con l’intervento delle forze dell’ordine per farci concludere la nostra festa rock di provincia… la festa della Thuna tak meneti.