Gli eccidi del nazifascismo e le fosse reatine.

Il fascismo reatino, essenzialmente di matrice agraria, è stato per antonomasia, un movimento acefalo al servizio del latifondismo locale.
Il fatto che ancora oggi le destre del territorio insistano per intitolare vie ad Almirante o a Pavolini, personaggi che nulla hanno a vedere con la Sabina, rende evidente il fatto che questo movimento non è stato mai in grado di produrre elementi locali di rilievo.
Questo non deve però distogliere dalla natura criminale di alcune formazioni.
Il gregarismo, l''opportunismo, le 'incapacità, la vigliaccheria, la corruttibilità, il continuo chiedere ausilio alle formazioni di Perugia, di Roma e all'esercito tedesco, rappresentano semmai un'aggravante e anche un certo revisionismo non può negare che elementi del fascismo locale, anche se come meri delatori o informatori, siano stati protagonisti e complici delle principali stragi compiute nel territorio.
Nella sola operazione "Uovo di Pasqua" iniziata il 31 marzo '44 e durata dieci giorni, le vittime della repressione sono state centinaia, 51 nel solo territorio di Leonessa, migliaia di uomini sono stati rastrellati e circa la metà portati a Roma e rinchiusi nel lager istituito a Cinecittà, per lavorare nelle retrovie del fronte di Anzio.


La strage di Monte San Giovanni

La vittoria del monte Tancia è stata pagata a caro prezzo con oltre 400 morti e feriti tra la compagine nazifascista.
Pertanto accecati dalla rabbia, dovuta alle ingenti perdite subite, i tedeschi infieriscono sulla popolazione locale trucidando persone inermi, incendiando case, depredando o massacrando il bestiame.
Nel pomeriggio del 7 aprile 1944, un reparto di soldati tedeschi e di militi fascisti, con a capo il prefetto Di Marsciano, raggiunge la frazione di S. MIchele a Monte S. Giovanni. Catturano tutti quelli che vi si trovano e li rinchiudono nella chiesa del villaggio. Le case vengono incendiate. Poi le persone rinchiuse vengono fatte uscire dalla chiesa e radunate in uno spiazzo dove vengono falciate dalla mitragliatrice.
Le vittime sono 15, tra cui una donna incinta di 7 mesi, un anziano di 75 anni e sei bambini di cui uno di 18 mesi. Nella stessa giornata, nella frazione Gallo, bruciano le case e uccidono ancora 3 persone tra cui un ottantenne.


Gli eccidi di Leonessa
L'esistenza del "territorio libero" non può essere tollerato dai nazifascisti che alla fine tentano di riprendere il controllo della zona.Così la mattina del 31 marzo, un reparto tedesco arriva a Leonessa senza incontrare resistenza. Nonostante non ci fossero partigiani, rastrellano decine di persone molte delle quali tradotte presso il carcere di Rieti. Nelle frazioni, si uccide e si distrugge. Su indicazione della collaborazionista Rosa Cesaretti, a Cumulata vengono uccisi 12 uomini. L'eccidio più grande viene perpretrato a Leonessa il 7 aprile, dove a gruppi di 2-3, inizia la mattanza delle persone precedentemente rastrellate. Presso Fossatello, vengono trucidati in 23 , tra cui il vice parroco Don Concezio Chiaretti.


Le fosse reatine

Dopo la battaglia del Tancia, a Poggio Mirteto tedeschi e fascisti rastrellano spietatamente la cittadina. Le case dei partigiani individuati dalle spie sono date alle fiamme. Trenta poggiani, tra cui il "podestà" repubblichino Giuseppe De Vito, che, pur avendo accettato quell'incarico, si era sempre rifiutato di fare il delatore, sono anche loro portati a Rieti. Il "podestà" De Vito viene torturato dai suoi "camerati", che però non riescono a strappargli nessun nome. E' fucilato la mattina di Pasqua, nei pressi dell'aeroporto di Rieti, insieme ai partigiani della sua città catturati sul Tancia.
Alcuni riuscono a fuggire, corrompendo i loro aguzzini.

Fosse reatine. Si cercano i corpi.
Fosse reatine. Si cercano i corpi.