Rieti e la questione giovanile

Manifestazione in piazza C. Battisti
Manifestazione in piazza C. Battisti

 

Si può parlare a Rieti di una questione giovanile ?

Certamente, e lo si può fare scegliendo vari approcci.

Della carenza di spazi si è già scritto in altre pagine di R.L. 

Ciò che non è stato detto è che negli ultimi quaranta anni Rieti, ha subito un forte decremento anagrafico e la mancanza di università, di lavoro, di strutture ha favorito fortemente l'emigrazione dei giovani e il pendolarismo settimanale.

Il crescente invecchiamento della popolazione ha peggiorato ulteriormente la situazione.   

 

La miopia della politica, e di quella locale in maniera eclatante, non ha permesso di individuare il problema e quindi di capire le conseguenze di ciò, riverberate in ogni aspetto della vita della città. Il soggetto giovanile è stato completamente rimosso o anche in presenza di un'effervescenza notevole, ignorato o quasi.

Le destre sono riuscite addirittura a spacciare la propria incapacità di pensiero, facendo della questione giovanile un fatto di ordine pubblico, non di rado utilizzando la tappezzeria delle sue organizzazioni giovanili come rappresentativa di una realtà ben più complessa e variegata.  

 

Tra l'altro, pensare alla città come un unicum, facendo riferimento magari alle sole diversità di censo o di professione, non aiuta a capire e spesso, questo approccio induce a vivere una realtà stabilita secondo canoni statistici o ancora peggio, tramite le lenti deformate della politica e dei risultati elettorali.

 

Queste pagine, se hanno un merito, è quello di evidenziare la soggettività e il protagonismo di una parte della società, per alcuni aspetti e in alcuni periodi,  minoritaria anche dal punto di vista numerico, ma d'importanza assoluta per la storie e i destini della città e del territorio.

 

La stessa vivibilità di Rieti è inestricabilmente legata a queste compagini che nel corso degli anni, con limiti e contraddizioni anche notevoli, si sono battute per il bene comune. 

Il Velino cementificato, la distruzione delle faggete del Terminillo, la piana ridotta a circuito automobilistico o a Casinò. Vengono i brividi solo a pensarci. 

Eppure sono proposte e progetti realmente presentati che una parte della città, i giovani soprattutto, hanno saputo respingere.

Se oggi tutti possono godere dei molti beni ambientali ed artistici della città,

non è un fatto scontato. Poteva non essere così. Potrebbe non essere così in un futuro molto prossimo.  

 

 

 

15 marzo 2003 - Rieti contro la guerra
15 marzo 2003 - Rieti contro la guerra

Questo spazio, più di altri, va considerato frutto di un lavoro in progress e sarà aggiornato fornendo nuovi spunti di riflessione, tra cui ci si augura, anche quelli di chi segue queste pagine. 

  

  

Alla marcia per la pace di Assisi, a fianco del popolo palestinese.
Alla marcia per la pace di Assisi, a fianco del popolo palestinese.

I referendum


volantino Radio Kampo Urbano
volantino Radio Kampo Urbano

I referendum, molto più che i risultati elettorali, costituiscono a volte un termometro, seppur riduttivo, dei cambiamenti culturali e sociali in atto.

Ciò che è vero per un Paese, può essere a maggior ragione vero per un territorio specifico di quel Paese.

E per questo che risultati dei referendum su grandi temi come divorzio, aborto e  nucleare, possono aiutare a capire delle dinamiche.

Se i primi due sono maturati in seno alla società ed hanno fatto esplodere delle contraddizioni molto forti, grazie soprattutto all'insorgenza dei movimenti delle donne, forse  l'ultimo, ha a che fare, in maniera meno eclatante rispetto al passato, con un conflitto generazionale su cui sarebbe giusto riflettere maggiormente.   

 

Ricordiamo  in primo luogo i fatti.

L' 8-9 novembre 1987 si votò in Italia per cinque quesiti referendari: due sulla giustizia e tre sul nucleare. 

 

Gli elettori italiani, come si sa, decisero grazie al referendum, l'abrogazione delle norme che favorivano la costruzione di nuove centrali in Italia con l'80,6 % di si alla prima domanda, il 79,7 % alla seconda e il 71,9 alla terza.

 

In Sabina, le percentuali, decisamente contrarie al nucleare, furono comunque più basse di quelle nazionali, con uno scarto significativo tra capoluogo e provincia.

Al primo quesito la percentuale dei sì è stata pari al 67,1 % in provincia e al 70,4 nel capoluogo. Al secondo e terzo quesito 65,76 e 59,8 % in provincia e 69,1 e 61 % a Rieti.

La differenza  complessiva con i dati nazionali è da attribuirsi al forte astensionismo in provincia anche se in ogni caso, Rieti capoluogo risulta essere al di sotto della media nazionale di ben 10 punti in percentuale. 

Il dato non casualmente, ripropone uno scarto anagrafico, che in provincia, raggiunge il massimo livello. 

 

I risultati del referendum del 1987, si prestano a varie letture, ma sappiamo che storicamente, i temi del nucleare e dell'ambiente più in generale, coinvolgono maggiormente le nuove generazioni che oltre ad una maggiore sensibilità, mostrano anche maggiori competenze sull'argomento. 

 

Affermarlo sembra banale ma quando è in ballo il futuro, i giovani sono spesso in prima fila. Sono sempre loro a portare maggiormente sulle spalle il peso dell'arretratezza del territorio, in primo luogo culturale. Sono loro le prime vittime del saccheggio esistenziale e materiale in corso. La politica, con il cinismo e l'alienazione che la caratterizza, è incapace non solo di dare delle risposte ma di tener conto dell'importanza dell'elemento soggettivo, del fattore umano, necessario in ogni percorso di cambiamento costruttivo.

La sconfiita dei giovani, e in particolare di quegli ambienti più attivi e preparati,

il conseguente loro ripiegamento, se non la fuga, sono elementi irrinunciabili per qualsiasi onesta interpretazione della crisi reatina.  

 

A livello locale, invece, si pretende di spiegare la crisi reatina tirando in ballo la scarsa viabilità, lo spostamento della Cassa del Mezzogiorno o addirittura il fatto che al Terminillo non nevichi più come una volta. E' un vecchio vizio che in prossimità delle scadenze elettorali, mostra i suoi lati peggiori. Mentre tutto va in rovina, si continuano a tirar fuori dal cappello progetti faraonici, senza mai affrontare il fatto che annichilendo la gioventù, si è annientata la possibilità di costruire un futuro diverso per la provincia ma in primo luogo, per la città di Rieti.  

Si continua a parlare di ferrovia e raddoppio della Salaria quando mancano le autostrade informatiche e non c'è ADSL su una porzione importante del territorio.

Come potrebbe essere altrimenti quando i personaggi più in vista delle istituzioni locali si vantano di non aver mai utilizzato un p.c.? 

 

Alcuni elementi di analisi scaturiti dai risultati del referendum del 1987, oggi possono essere ripresi per capire meglio le dinamiche inerenti al digital divide del territorio, alimentato come già accennato, da carenze strutturali. Anche queste però, sono chiaramente riconducibili, per utilizzare un eufemismo, alla "mancanza di attenzione" di politica e istituzioni. 

 

E' ora che i giovani riprendano in mano le redini del loro futuro contro una gerontocrazia cinica, incapace, codarda e soprattutto non preparata alle sfide che il futuro sta già ponendo.